"La casa di Geppe"
di Daniele La Corte
Privitera Editore
prefazione di Giancarlo Caselli
Un percorso nella Resistenza.
La Casa di Geppe rappresenta, in allegoria, un periodo oscuro della nostra Storia, è simbolo di dolore e di esclusione. La malora scarica su di essa i mali peggiori. Nel corso del romanzo si trasforma in luogo di riscatto e inclusione, in laboratorio dove germogliano e crescono fiducia e speranza in un futuro nuovo e promettente. Geppe, contadino povero e ignaro, è coinvolto da eventi più grandi di lui. Ne prende coscienza con un percorso faticoso, diventando diverso da ciò che era stato prima e scoprendosi, a sorpresa, protagonista. La vicenda si svolge durante quel periodo vitale e vertiginoso, aspro e complicato, che fu la Resistenza. Su un'avvincente trama di fantasia, tra continui colpi di scena pieni di suspence, s'inseriscono flashback di fatti reali, di personaggi unici e straordinari, di tragedie lontane che si ripetono, terribilmente uguali, anche oggi. Tempre di uomini come Galimberti, Siccardi, Chabas. Il "Principessa Mafalda" che cola a picco davanti alle coste del Brasile. L'esodo di migliaia di ebrei che fuggono, valicando proibitive altitudini tra neve e gelo. Uno scontro a fuoco incomprensibile e misterioso, su cui l'Autore pone interrogativi ancora oggi senza risposta. Dal romanzo emerge chiaro come la Resistenza sia stata fenomeno variegato, talvolta contradditorio, anche con episodi duri e poco comprensibili. Come si sia alimentata di idealità nobili e forti, diverse tra loro, ma capaci di unità e convivenza. Come abbia assunto i connotati di grande atto di disobbedienza civile, in nome di valori comuni, alti e condivisi. Poi, negli anni successivi, un altro film e qualche dubbio. Si è esaurita la carica di freschezza della Resistenza? Si è inaridita, per eccesso di retorica celebrativa? Contrasti di parte l'hanno ingessata in un ruolo riduttivo e marginale? Depurata dalle violenze del Terrore, sopito il clima rovente della lotta, "la Rivoluzione Francese è divenuta per tutti valore rinnovatore e liberatore di un popolo, patrimonio comune e condiviso" (R.Luraghi). La Resistenza, invece? Chiusasi l'epoca della Guerra Fredda, caduti i Muri, tutto è ora più "liquido". Tuttavia, il suo valore di evento politicamente "fondante" per l'Italia Repubblicana, risorta come "nazione", anziché radicarsi nella coscienza collettiva, sembra diluirsi sino a correre il rischio di svaporare. L'euforia della Liberazione non impedisce al protagonista del romanzo di riflettere sul futuro, ponendosi una domanda. Quella domanda, a distanza di settant'anni, continua a interrogare anche noi. (Domenico Gaia)