"In un piccolo cassetto della mia memoria è rimasto il ricordo di bimba dei racconti di papà. Un ricordo chiaro e ben dettagliato, perchè, quando ascoltavo
di nascosto i discorsi degli adulti, lo scambio di informazioni e di opinioni, il dettaglio degli orrori vissuti in quel tempo, il mio piccolo cuore era stretto stretto
e la mia mente in subbuglio registrava ogni piccolo particolare". Con il passare del tempo il vortice della vita chiuse il cassetto. Gli anni difficili e poverissimi del dopoguerra e la successiva ripresa economica assorbirono totalmente la vita di tutti. Quando i miei figli furono adolescenti, ed il legame con il nonno stretto stretto, appresero direttamente dalla sua memoria gli orrori vissuti da giovane uomo. Parlava di episodi dettagliati, orribili, che al tempo in cui era appena tornato dalla Campagna di Russia non aveva la forza di raccontare perchè la sua anima era lacerata. Nacque in me il forte desiderio di condividere quelle cose in omaggio a coloro che non erano tornati, che non avevano avuto la possibilità di generare figli o di conoscere i nipoti. Ma soltanto dopo il suo trapasso decisi di scrivere quanto si legge in LUPO.
Per coloro che non sanno, per coloro che hanno appreso soltanto dai libri di storia, per coloro che non hanno avuto la fortuna di apprendere dai loro nonni . . .
Non potevo tralasciare la vita contemporanea che vivevano i familiari e non, nel borgo in cui era nato e cresciuto, la vita durissima dei contadini dell'entroterra Ligure, depredati, malmenati ed uccisi perchè colpevoli di aver dato asilo e cibo ai Partigiani. Ho scritto questo piccolo libro con il cuore e spero che il messaggio che contiene possa entrare nei cuori di coloro che sentiranno il desiderio di leggerlo." (l'autrice)