"Alla scoperta del tartufo nella Riviera dei Fiori"
a cura di Claudia Fornara e Alessandro Giacobbe
Grafiche Amadeo
Il tartufo in Riviera c'è.
Non solo, appare conosciuto a livello storico, se non altro per confronto con aree limitrofe, le quali fanno parte di una medesima regione euromediterranea.
Le testimonianze attuali parlano di appassionati che cercano e trovano tartufi, magari senza utilizzare metodi corretti. Esiste anche una legge regionale che disciplina la raccolta dei funghi e dei tartufi, che sono funghi ipogei. Si sviluppano sotto terra in simbiosi con le radici di alberi o arbusti specifici. E anche in luoghi dove l'immaginario collettivo non sospetta. L'opinione comune porta verso boschi oscuri e umidissimi, verso l'immagine di una ricerca notturna, faticosa, con i cani o addirittura senza questo comunque indispensabile ausilio. Non è solamente così. Prova ulteriore è anche la creazione locale, legata a singoli proprietari, di qualche tartufaia, ovvero la messa a dimora di piante opportunamente micorrizate allo scopo di avere tartufi da raccogliere nei tempi opportuni, a seguito di condizioni climatiche favorevoli.
Sono molte le componenti storiche date per una disamina dell'argomento, nonchè i confronti territoriali, linguistici e strettamente alimentari.